Villa Iachia è la meta ideale per chi ricerca un modo nuovo di fare vacanza in Friuli-Venezia Giulia, che coniuga il piacere della tranquillità in una residenza storica nella campagna friulana con il desiderio di esplorare e di conoscere luoghi, persone, culture.
L’antica dimora è baricentrica rispetto alle più belle località del Friuli-Venezia Giulia, sia quelle di interesse naturalistico e paesaggistico che storico-artistico, sia enogastronomico che sportivo.
Situata a pochi minuti di auto dall’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, da Villa Iachia tutto è a portata di pochi chilometri: ad esempio le spiagge di Grado, il parco archeologico di Aquileia, la storia di Palmanova e Cividale del Friuli, le colline e le aziende vitivinicole del Collio, i percorsi della Grande Guerra sul Carso, le oasi naturalistiche e faunistiche delle foci dell’Isonzo e di Marano Lagunare, le Alpi Giulie.
Anche Trieste, Venezia e la vicina Slovenia, con i suoi casinò, sono facilmente raggiungibili.
Ma il piacere di tornare alla Villa, sarà quello di immergersi in un’oasi di tranquillità e silenzio e in seducenti atmosfere del passato.
La villa è rimasta esattamente com’era in passato, con i suoi interni originali, gli arredi, la luce e i profumi di una volta. In questo contesto sarà davvero piacevole fare un bagno in piscina e poi rilassarsi nella Casaccia o passeggiare nel grande parco secolare.
Una location esclusiva per trascorrere le vacanze, celebrare matrimoni come anche organizzare eventi in una villa storica.
La storia di Villa Iachia
Villa Iachia è una dimora storica fondata nel XVIII secolo. Tra il 1870 e il 1880 Giacomo Davide Iachia fondò un’azienda agricola modello, che divenne una delle più importanti della zona.
L’azienda si estendeva dalle terre di Ruda fino a quelle di Aquileia, Campolongo al Torre e Fiumicello, dalle quali produceva vino, frutta e ortaggi, barbabietole da zucchero e, in seguito, anche tabacco, destinati a Trieste e al mercato istriano.
La maggior parte delle terre dell’azienda venne distrutta durante la Grande Guerra, quando la villa fu trasformata in un ospedale da campo. Ma la grande forza di volontà di Giacomo Iachia nel ripristino dell’attività gli valsero la medaglia d’oro concessa nel 1922 dal Comitato Provinciale per il risorgimento del Goriziano, nel concorso per la ricostruzione delle zone danneggiate.
La famiglia Iachia, proprietaria della Villa da più di duecento anni, giunse a Trieste verso la fine del ‘700 e faceva parte dell’alta borghesia produttiva della città.
Giacomo Iachia (1884-1960) sposò Jole Vivante (1895-1970), l’ultimogenita di Giuseppe Vivante e Natalia Schmitz, sorella del celebre scrittore Italo Svevo.
La coppia si stabilì a Palazzo Vivante (ex Palazzo Corti), dove nel 1918 Emanuele Filiberto Duca d’Aosta aveva posto il comando della Terza Armata, utilizzando Villa Iachia come dimora di campagna.
Nel 1940 l’azienda era divisa in quindici colonie a mezzadria e si estendeva per circa 200 ettari. La produzione media dell’azienda era di 700 quintali di vino, 1200 di frumento, 2000 di granoturco, 40.000 di piante di tabacco del Kentucky, 2000 di bietole e 200 di pesche, che valsero numerosi premi di qualità.
I restanti campi erano trasformati in prati artificiali a rotazione e venivano allevati anche bachi da seta.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia Iachia, come tante altre di origini ebraiche, dovette fuggire da Trieste.
Palazzo Vivante divenne presidio prima dei fascisti, poi delle truppe naziste, infine venne pesantemente rimaneggiato dai bombardamenti.
Due fratelli di Jole morirono nella risiera di San Sabba nel 1943, mentre i figli e i nipoti in parte si unirono ai partigiani e in parte fuggirono in Svizzera. L’azienda agricola Iachia fu requisita allo stesso modo dalle truppe tedesche, subendo furti e confische.
A guerra finita, la famiglia decise di lasciare definitivamente Trieste, per trasferirsi a Bologna.
L’azienda agricola subì un forte ridimensionamento: durante gli anni sessanta vennero sospese le ultime coltivazioni e la conduzione dei campi a mezzadria; gli ultimi coloni ricevettero come buona uscita la casa in cui vivevano.
Gino Giuseppe Iachia, alla morte dei genitori, fece restaurare alcuni rustici dell’azienda e per un certo periodo si dedicò alla coltivazione e vendita di alberi natalizi.
Luoghi d’interesse nelle vicinanze
Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo