Palazzo Cocozza di Montanara è un palazzo del XV Secolo con un meraviglioso giardino di circa 10.000 metri quadrati. L’impianto architettonico dell’edificio risale alla seconda metà del XV Secolo. In origine apparteneva alla famiglia dei Conti della Ratta di Caserta che, per ragioni difensive, trasformarono il Palazzo in Casa di Guardia, avamposto per Casertavecchia. In seguito passò alla famiglia D’Amico, successivamente ai Tomasi e, attraverso legami di parentela, venne infine ereditato dai Cocozza. Il Palazzo è distribuito su tre livelli e ha pianta ad U, che racchiude una corte centrale sistemata a giardino, secondo lo stile all’italiana. La facciata principale, che si affaccia sul corso principale di Casolla, è caratterizzata da un grosso portale d’ingresso in piperno, su cui è posto lo stemma di famiglia (la Cocozza con le FF di Familia Fidelis) Le cornici, in Piperno, aiutano a datare la facciata, questa pietra venne utilizzata nella zona di Casolla e a Caserta fino al 600 sostituita nel 700 dal tufo spaccato e dalla pietra di bellona dalle tonalità del beige, usata anche nella Reggia di Caserta. Fino alla fine dell’800 le bucature in facciata erano regolari, caratterizzate da finestre quadrotte, che poi la Marchesa Cocozza modificò con l’introduzione di alcune finestre dal gusto Neo Catalano.
Di rilevante interesse il Torrione semicircolare, antica torre di avvistamento, addossato al prospetto principale, terminante con un leone stiloforo di reimpiegò, presumibilmente proveniente da un portale di una chiesa Romanica. Nell’atrio del palazzo sono dipinti stemmi araldici ancora visibili. Dall’ingresso principale si giunge alla corte del Palazzo attigua al giardino. Agli appartamenti, completamente rifatti tra la fine del XIX e gli inizi del XX Secolo, si accede tramite una scala Settecentesca, dalla balaustra traforata di derivazione sanfeliciana, simile per disegno e copertura e volte a crociera ad altre coeve. Sulla corte affacciano le tre ali distinte, che caratterizzano la forma ad U del Palazzo, di cui quella centrale accoglie gli appartamenti di rappresentanza, quella su via Cupa a San Pietro ad Montes è quasi interamente destinata a luoghi di lavoro e l’altra parte, (parzialmente demolita per un incendio del 1860, durante uno scontro con gli invasori Garibaldino-piemontesi) presenta resti di una collèra forse facente parte del complesso del palazzo con monofore strette e lunghe sulle quali erano collocate delle aste di legno, in orizzontale, per l’essicazione, e le pareti esterne sono in mattoni a vista grezzi, tipiche della struttura-tipo della collèra, a differenza delle pareti intonacate del palazzo.
Il corpo principale, su tre livelli distinti, presenta l’ingresso principale a livello della corte, un piano Nobile caratterizzato da una sequenza di ambienti di rappresentanza con doppio affaccio su via Montanara e sul giardino e un ultimo piano, dal quale è possibile ammirare Casertavecchia, Casolla e a distanza Caserta. Gli ambienti del piano Nobile mantengono dettagli originali come parti di pavimentazione in cotto misto a maioliche dipinte a mano, un tratto conclusivo di scale realizzate in piperno, alcuni infissi, e cornici di pietre in tufo, attualmente non a livello con le pavimentazioni. Dal cortile si accede, attraverso uno scenografico portale sempre in piperno, sormontato da una merlatura in tufo grigio, al secondo giardino, in stile “Romantico“. Tale spazio accoglie un notevole patrimonio botanico, caratterizzato da specie mediterranee ed esotiche rappresentate da esemplari plurisecolari, un laghetto e una serie di elementi scultorei (un pozzo, nove fontane, un obelisco, un tempietto ionico a pianta circolare) a rievocazione del mondo classico. Si ritrovano, in particolare, quinte topiate di Laurus nobilis e Quercus ilex, una collezione di lavande (angustifolia, vera, dentata etc), moltissime specie di rose, Myrtus e Wisteria (glicini). Sul lato opposto della strada, di fronte al palazzo sorge la Cappella privata dei Cocozza, dedicata a San Rocco. L’area verde adiacente è sistemata ad aranceto produttivo, ed è punteggiata da Phoenix canariensis. Altre palme (Phoenix roebelenii e Archontophoenix cunninghamiana) sono ospitate in “caisses de Versailles” nell’accogliente serra, utilizzata come Winter garden. L’attuale sistemazione paesaggistica è opera dell’architetto inglese Peter Curzon; circa l’impianto originario è controversa l’attribuzione, oggetto di disamina da parte dei critici e degli storici dei giardini.
Nel 1969, Pier Paolo Pasolini utilizzò il palazzo per girarvi la novella di “Riccardo e Caterina” del suo Decameron. La ricerca storica mostra come il Palazzo sia passato da fortezza Medievale, a palazzo Rinascimentale e, infine, a dimora di campagna e luogo di riposo quando la marchesa Cocozza decise piccoli interventi di restauro.