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Palazzo Castracane

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Palazzo Castracane

Posti letto: 7 | Saloni per eventi: 7 | Saloni per Matrimoni: 7
Posti per Eventi: 200
Posti per Matrimoni: 200
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La Storia di Palazzo Castracane
Il Palazzo Castracane è abitato, sin dal 1400, dai discendenti di Castruccio, il condottiero toscano ricordato da Dante nella Divina Commedia e da Machiavelli. Il Palazzo Castracane si estende dalla via omonima a via Garibaldi, sorge in un comparto del centro storico di Fano dove si concentrano le dimore delle famiglie nobili della città, nelle vicinanze si trovano alcuni interessanti edifici, come l’attuale Palazzo del Municipio, ex Chiesa e Convento di San Francesco, la Chiesa di San Pietro in Valle, straordinario esempio barocco, e la Biblioteca comunale Federiciana. La nobile famiglia Castracane discende da Castruccio Castracane degli Antelminelli, famoso condottiero, signore di Lucca e vicario imperiale. La dinastia dei Castracane non si è estinta con Castruccio, alla stessa linea laterale apparteneva un Francesco i cui discendenti sono i Castracane degli Antelminelli, che presero dimora a Fano nel 1400. Il palazzo fu edificato presumibilmente tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV, ma poche tracce di quella costruzione restano nella parte esterna, poiché l’edificio subì un rifacimento in epoca rinascimentale ed altre modifiche in tempi recenti. Al centro della facciata principale domina l’imponente portale ad arco, decorato a grandi bugne in pietra arenaria, sovrastato dallo stemma della famiglia con il caratteristico cane rampante. Degno di nota al piano superiore è il cosiddetto Salone del Sole con un soffitto a cassettoni da cui pende una lumiera dorata a forma di sole raggiante fatta costruire per colpire l’immaginazione di Cristina di Svezia in visita al Palazzo. Lungo le pareti si svolge un fregio ad affresco, che riproduce le imprese di Castruccio Castracane.

Castruccio Castracane e altri insigni esponenti del casato
“Castruccio Castracani cittadino di Lucca ne divenne signore (1316); e perché era giovane, ardito e feroce, e nelle sue imprese fortunato, in brevissimo tempo principe de’ Ghibellini di Toscana divenne”. Così Niccolò Machiavelli ne Il Principe. Istorie Fiorentine descrive Castruccio Castracane degli Antelminelli per poi approfondirne la figura ne La vita di Castruccio Castracani da Lucca ove afferma “di avere trovato in essa molte cose, e quanto alla virtù e quanto alla fortuna, di grandissimo esempio”.
Nacque a Lucca nel 1281 da Gerio (Ruggero) di Castracane e di Puccia degli Streghi, ricca famiglia lucchese dedita alle attività mercantili e creditizie. Costretto all’esilio, Castruccio abbandonò l’attività di mercante e si dedicò alle armi combattendo con Filippo il Bello in Fiandra e nell’Nord Italia. Nel 1313 era a Pisa a capo degli esuli ghibellini lucchesi che intendevano rientrare in patria ed organizzò con Uguccione della Fagiola l’invasione di Lucca dell’anno 1314.
Nel 1316 venne eletto prima Governatore della Guerra e Capo dell’esercito lucchese e, nel 1320, Signore di Lucca a vita. Abile condottiero, riuscì ben presto a controllare il territorio della Toscana nordoccidentale. Grazie alla sua politica filoimperiale ottenne nel 1327 da Ludovico il Bavaro la legittimazione delle conquiste militari ed il titolo ereditario di Duca di Lucca, Pistoia, Luni e Volterra, e di Vicario Imperiale di Pisa; questa vicinanza valse a Castruccio due scomuniche. Alcune significative imprese militari di Castruccio sono rappresentate nel fregio ad affresco che impreziosisce il Salone del Sole attribuito al celebre pittore manierista Federico Zuccari, da altri al Cavalier D’Arpino, da taluno a Cristoforo Roncalli detto Pomarancio. Tra le battaglie rappresentate c’è la vittoria di Montecatini (1315) contro i guelfi di Firenze, che segnò il nascere della rivalità fra Castruccio e Uguccione, prima alleati, risolta per l’improvvisa ribellione di Pisa a vantaggio del primo. Altra vittoria rappresentata è quella di Altopascio (23 settembre 1325) combattuta contro Firenze e celebrata con un trionfo romano. Viene altresì celebrato il riconoscimento da parte di Lodovico il Bavaro (28 giugno 1324) della nomina a Vicario imperiale nel ducato di Lucca, nella Lunigiana e nella Val di Nievole ed il privilegio di inserire nello stemma gli scacchi azzurro e argento dei Duchi di Baviera per i suoi meriti.
Altro episodio della vita di Castruccio è la partecipazione all’incoronazione a Roma da parte di Papa Giovanni XXII di Ludovico il Bavaro, suo grande amico e valido alleato, mentre stava per cingere d’assedio Firenze e sferrarle l’attacco decisivo. Improvvisamente soggiaceva in Lucca, il 3 settembre 1328 alle fatiche della guerra. Uomo tutto del suo tempo, volle essere sepolto religiosamente e con l’umiltà dell’abito francescano nel tempio del Santo in Lucca. La sua vita e le sue gesta trapassarono dalla storia alla leggenda, meritando di essere elevate a dignità d’arte e a luce di pensiero dal Machiavelli il quale nella vita di Castruccio adombrò la figura, attesa e perfetta, del Principe. Della famiglia Castracane meritano di essere ricordati alcuni esponenti. Alessandro Castracane (1583-1649) abile diplomatico e Nunzio Apostolico in Savoia e in Portogallo al tempo di Papa Urbano VIII, fu nominato Vescovo di Fano nel 1643. Nella Cattedrale di Fano, si può ancora ammirare il suo fastoso monumento funebre sulla parete della Cappella Battistero. Scienziato famoso è stato Francesco Castracane (1817-1899), botanico e crittogamico, che si dedicò alla sperimentazione del procedimento fotografico da poco inventato dal Daguerre e, tra i primi in Italia, applicò tale metodo alla microscopia, diventando un esperto in microfotografia intrattenendo rapporti con i maggiori esperti europei in qualità di Accademico dei Lincei. Le sue ricerche si indirizzarono sulle diatomee e sull’utilità dell’impiego dell’illuminazione monocromatica e della visione stereoscopica per lo studio di queste alghe. Da ricordare anche Antonio Castracane (1858-1909), musicista e compositore per vocazione e diletto apprezzato autore delle opere liriche “Edelweiss” (1857), “Paron Giovanni” (1895) e “Welve” (1907) rappresentate in alcuni dei maggiori teatri italiani.
Vanno ricordati altresì i fratelli Guido e Castruccio Ludovico. Il primo in qualità di Presidente per quasi trent’anni della Cassa di Risparmio di Fano. Ha dato come sede prestigiosa, restaurandolo, un palazzo Malatestiano, e si è opposto vittoriosamente alla nazionalizzazione della banca facendo una battaglia personale a Palazzo Venezia. Pagò, inoltre, di propria tasca alcuni mutui per la motorizzazione delle barche da pesca laddove alcuni armatori non riuscirono a far fronte all’impegno economico. Castruccio Ludovico fu il primo aviatore dirigibilista della Marina Militare; fu preso prigioniero dagli Austriaci dopo il bombardamento di Fiume. Tale impresa lo avvicinò a Gabriele d’Annunzio che lo chiamò per partecipare all’impresa della presa di Fiume nel 1919, dove si distinse nei combattimenti.

Salone del Sole
La prima raffigurazione, che ci permette di seguire le prime vicissitudini di C., è quella di fronte all’ingresso del salone, dove il nostro condottiero si trova in Inghilterra, presso la corte di Enrico II dal quale è preso in simpatia per la comune passione al gioco della pallacorda. Percosso da un pugno datogli da un nobile inglese o dal lucchese Ciacco Roncini (secondo le fonti), il C. uccide con un colpo di pugnale l’offensore davanti al sovrano. La lite sarebbe avvenuta durante il gioco della pallacorda in cui il C. si è rivelato molto abile. Viene arrestato e rinchiuso nella Torre di Londra; riesce a fuggire con l’aiuto dei famigliari; si imbarca per le Fiandre. Nell’ottobre 1325 per l’intercessione del suo medico Pancio da Controne, Enrico II gli farà pervenire una carta di perdono. La seconda raffigurazione, rappresenta il C. che è al cospetto del re di Francia Filippo il Bello il quale viene arruolato, per combattere gli inglesi; gli è affidato il comando di una piccola squadra e acquista una notevole fama, entrando in dimestichezza con lo stesso re di Francia. La terza raffigurazione rappresenta un C. al cospetto di Uguccione della Faggiuola, forse il più rinomato comandante ghibellino del periodo, e al suo seguito combatte e conquista. Ma C. cadde però in disgrazie presso Uguccione, invidioso della fama che il lucchese si era conquistato sul campo e fu fatto imprigionare, in attesa di essere giustiziato. Il condottiero ebbe dalla sua il fato, venendo liberato durante una rivolta di popolo scoppiata a Lucca e Pisa contro il dominio di Uguccione. La quarta raffigurazione descrive la liberazione durante una rivolta di popolo, scoppiata a Lucca e Pisa, del nostro condottiero, contro il dominio di Uguccione. La quinta raffigurazione in fondo alla parete, collocata in via Castracane, rappresenta l’imperatore Ludovico il Bavaro che conferma a C. la nomina che gli venne fatta dall’Arciduca d’Austria Federico I d’Asburgo di vicario per Lucca, la Lunigiana e la Val di Nievole. Ludovico il Bavaro concedette a Castruccio Castracane, per i suoi meriti, di inserire nel suo stemma araldico («Can bianco in campo Azzurro») gli scacchi azzurro e argento dei Duchi di Baviera. La sesta raffigurazione, sempre in fondo ci presenta C, che riprende le ostilità contro i fiorentini, irrompendo nel loro territorio, incendiando e razziando dove passava. Di fatti l’artefice delle pitture, attraverso le sue pennellate, riesce a realizzare, una delle tante scene, piene di drammaticità e pathos. La settima raffigurazione, sopra la porta d’ingresso, descrive C. impegnato, con l’aiuto di Filippo Tedici, alla sottomissione di Pistoia e in seguito si narra che consolidò anche le sue mura abbattute dai Guelfi Fiorentini e Lucchesi nel 1306. L’ottava raffigurazione a seguire, descrive il Papa Giovanni XXII, che incorona Ludovico il Bavaro, ma in seguito venne dallo stesso pontefice scomunicato assieme a C. per l’avversione al potere temporale della Chiesa. La nona raffigurazione è un momento di gloria, quando C. viene incoronato comandante, principe della città di Luni-Sarzana e di Lucca. Ultima scena della parete di destra viene dipinta dall’autore, cercando di esaltare al massimo la drammaticità e la gloria nello stesso tempo dell’evento, che consiste nella rivolta dei pistoiesi a ritornare a Pisa. La rappresentazione dell’ultima scena, della parete che si affaccia sulla corte interna, è piuttosto articolata e internamente si evidenziano, iniziando da sinistra, i figli di C., Vallerano e Arrigo, che reggono simile ad un trofeo la città di Firenze conquistata. Il C. su un carro trainato da cavalli bianchi, si esibisce in gran trionfo con un angelo che gli incorona il capo d’alloro, simbolo di vittoria e di trionfo, presso i Lucchesi, in stile romano. Nell’episodio centrale troviamo il Carroccio fiorentino, che è costituito da un carro trainato da due buoi, sul quale è posizionata “la Montalina” la quale era la campana del castello di Montale, che per disgrazia si staccò mentre suonava i rintocchi, assieme ad altre campane, quando l’esercito fiorentino, guidato dal comandante Cardona (Spagnolo), si preparava per la conquista di Pistoia e Pisa. Dietro la Montalina senza batacchio, svetta il bianco stendardo di Firenze, con il giglio rosso. L’ultima scena raffigura la battaglia di Altopascio dove C. trionfa dopo una sanguinosissima battaglia, combattuta contro l’esercito fiorentino, guidato dal Cardona, e contro Urlimbaca, altro condottiero assoldato da Firenze per la loro difesa.

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    Regione: Marche
    Città: Fano (PU)

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