Il Palazzo Baronale, costruito fuori dalle mura nel XVIII sec., si erge a ridosso di Porta Piscina o Baresana, unica superstite delle porte della città. Da qui attraverso l’intricata rete viaria del borgo, si raggiunge la piazza del duomo con il Duomo romanico, il Sedile dei Nobili risalente al XIV secolo, con la “gogna” e la Porta Sannicandro. Il palazzo, di elegante gusto barocchetto, evidenzia gli influssi della cultura napoletana dell’epoca ed in particolare dell’architettura vanvitelliana nel solenne muro di cinta con paramento di conci a “punta di diamante” e il maestoso arco di accesso con balconata superiore, nell’ampia corte, nella facciata barocca in pietra locale con la parte basamentale in bugnato a bauletto, con l’intermedia in conci squadrati con la loggia triarcata e l’ultimo con apparecchi di stucco. A questa edificazione barocca, fuori le mura, si aggiungeva l’antica masseria del sec. XVI-XVII con un frantoio, depositi oleari, depositi per le olive, stalle e l’antico palazzo del Principe, con il posto di guardia nella Porta Baresana. Una particolarità del palazzo era la grande cisterna per la raccolte delle acque, una cavità nella roccia lunga 45 metri alta 6 metri e larga altrettanto. Questa cisterna fu tagliata in due nel Settecento: una metà continua a raccogliere le acque, l’altra divenne corridoio d’accesso alle cantine e all’antica taverna, una vasta sala con volta a botte, panche in pietra e grande camino cucina.
Storia del Palazzo Baronale di Bitetto
Nel Seicento signore di Bitetto era il principe Flaminio de Angelis di Mesagne; ne troviamo traccia nelle iscrizioni su pietra poste sulla Porta Baresana nel 1634. Alla fine del Seicento il palazzo del principe era l’antico palazzo medievale intra moenia, con la taverna, la cappella, le cantine e le pertinenze varie. A seguito di movimentate questioni ereditarie il palazzo andò all’asta nel 1743 e fu acquistato da Don Francesco Noja, che divenne Barone di Bitetto. Collocata sul primo gradino delle Murge Bitetto era sempre stata una città ricca sin dall’anno Mille con una florida agricoltura; nel periodo angioino vantava l’imponibile più alto di terra di Bari. Don Francesco, divenuto uno dei più ricchi feudatari della regione, si recò a Napoli per scegliere l’architetto tra gli allievi di scuola Vanvitelliana cui commissionò una residenza fastosa degna del suo nuovo stato. Quando nel 1855, morì senza eredi diretti Sante Noja, ultimo della famiglia in linea diretta, lasciò la proprietà a Vincenzo de Ruggero, figlio di sua sorella che aveva sposato il barone di Loseto Nicola de Ruggiero. Con i de Ruggero il palazzo subì pesanti e discutibili interventi come tramezzature, abbassamento di solai e riassetto delle coperture, ma non fu mai effettuata una seria manutenzione in quanto veniva aperto saltuariamente. In particolare nel sec. XIX in occasione del matrimonio del Barone Michele de Ruggero fu operata la ristrutturazione di alcuni settori del palazzo, soprattutto al piano nobile dove vennero apposti parati cartacei stuccando a raso le pareti, distruggendo così gran parte delle quadrature a “fresco” barocche. Intorno al 1930 il palazzo fu definitivamente abbandonato. Durante l’ultimo conflitto mondiale il palazzo fu requisito dalle truppe alleate che lo lasciarono completamente devastato. Successivamente, si sono avuti ulteriori danni con continui furti, pur essendo state murate gran parte delle porte e delle finestre. Quando nel 1974 fu acquistato dall’architetto Raffaele de Pinto il Palazzo Baronale era in gran parte disabitato e in precarie condizioni; fu oggetto di interventi importanti restauro strutturale e architettonico portati avanti per circa 10 anni. Il Palazzo Baronale è vincolato ai sensi dell’art. 10 del D. Lgs 22/01/2004 n. 42.
Servizi: La dimora può ospitare piccoli e medi eventi privati per 24 persone sedute nella scuderia, 40 persone sedute nella rimessa carrozze, 44 persone sedute al piano primo, in collaborazione con lo chef Rocco Violante, e grandi ricevimenti con il planner di fiducia esterno, o interno, per 200 persone nella corte o nel giardino.
Giardino
Il giardino del palazzo, realizzato anch’esso nel 700, è l’altra meraviglia di questa residenza. All’epoca della costruzione, i fronti Sud ed Est del Palazzo affacciavano sulla campagna circostante. Oggi da una serie di cortili si accede al giardino pensile dove dimorano un cipresso macrocarpa e una tuia, alti 25m. Nella parte bassa del giardino due ampi cedri del Libano dominano la scena.