Ospitata in un monastero del XIII Secolo rifunzionalizzato posto nel centro di Sulmona, la Grancia dei Celestini offre camere dotate di aria condizionata, bagno interno, TV, internet wi-fi gratuito e terrazza comune. Potrete gustare ogni giorno una colazione a buffet con cibi dolci preparati in casa. Poste al 1° o al 2° piano e non servite da ascensore, le sistemazioni, tutte in stile Classico, dispongono di ingresso privato dal cortile e affacciano, nella maggior parte dei casi, sul centrale Corso Ovidio e sul cuore della città.
A 500 metri dalla struttura potrete acquistare i famosi confetti di Sulmona e da corso Ovidio, lungo il quale sorge la struttura, è possibile raggiungere a piedi la cattedrale e le piazze più importanti della città.
La storia de la Grancia dei Celestini
Sito entro il perimetro delle mura Medievali della città, nei pressi della Porta Nova (poi Porta Napoli), il monastero origina probabilmente fra la fine del XIII e i primi anni del XIV Secolo, e compare già attestato e importante nel famoso Catasto di Sulmona del 1376, come Ecclesia Sancte Lucie de porta Nova.
Non vi è certezza che nacque come monastero Celestiniano, mentre è documentato che a questo potente Ordine, originatosi proprio nella città peligna, già apparteneva nell’ultimo quarto del Trecento, periodo in cui verosimilmente ricevette anche un importante ampliamento.
Un dettagliato atto del 1383, redatto da Frate Tommaso di Roccavalleoscura (l’attuale Roccapia), priore del Monastero Celestiniano di San Pietro Confessore fuori le mura, testimonia infatti molte cose: che il complesso era costituito dalla chiesa, dal monastero e dagli orti a servizio del complesso; che si trovava intra moenia, racchiuso nel perimetro delle mura urbiche; che era di proprietà dei Celestini, come grangia del monastero di San Pietro Confessore, e veniva eletto a residenza del priore Frate Tommaso e dei suoi frati per motivi di sicurezza.
Fino a tutto il XVII Secolo i Celestini risiedettero ufficialmente nel Monastero di Santa Lucia, continuando da qui a redigere atti ed emettere documenti riguardanti la propria congregazione. Tuttavia, da metà Cinquecento la chiesa di Santa Lucia passò direttamente alle dipendenze di Santo Spirito al Morrone, giacché nel frattempo il Monastero di San Pietro Confessore (di cui per più di due Secoli era stato grancia) era andato distrutto e quindi soppresso. È solo nel corso del XVIII Secolo che il monastero comincia ad essere parzialmente abbandonato dai Celestini, e comincia a passare nelle mani di privati, fino al definitivo scioglimento dell’Ordine nel 1807.
Il cortile dell’ex monastero ha conservato solo due ali dell’antico edificio conventuale, appartenenti a fasi successive di costruzione. Il lato nord, adiacente alla chiesa, presenta quattro arcate ogivali con spessi pilastri quadrangolari e volte a crociera. Nel punto d’imposta degli archi, mensole aggettanti costituiscono l’unico elemento decorativo del porticato Medioevale, per il resto estremamente semplice e lineare nella struttura architettonica, appartenente sicuramente all’epoca di fondazione del convento. La scala in pietra con arco rampante, situata sotto il portico, accanto all’ingresso laterale che si affaccia su via della Cona, risale con tutta probabilità alla metà del Cinquecento e riporta in bella evidenza lo stemma Celestiniano. Per la sua costruzione fu utilizzato materiale di riuso, perché i gradini, smontati, hanno rivelato una decorazione a foglie d’acanto sul lato inserito nella muratura.
Al piano superiore, a cui si accede dallo scalone già citato, i lavori di restauro hanno rivelato la presenza di ambienti di piccole dimensioni, le celle monacali, tutti adiacenti e serviti da uno stretto corridoio. Il lato ovest è costituito da un portico con archi a tutto sesto, sostenuti da due pilastri quadrangolari simili a quelli presenti sul lato nord, e da due colonne. I capitelli delle colonne, di tipo Gotico, sono decorati con foglie piene terminanti con volute a occhio e appartengono sicuramente a un’epoca precedente rispetto al portico, databile al XV-XVI Secolo.
Il loggiato del piano superiore, completamente trasformato a partire dall’Ottocento, quando fu mutato anche il portico sottostante adibendolo botteghe, presenta otto archi a pieno centro, sostenuti da colonne piccole e slanciate, lievemente rastremate, con capitelli quattrocenteschi a foglie lanceolate.
Il lato che si apre sul corso Ovidio, infine, presenta una facciata dei primi del Novecento, in stile Liberty, con cornicione fortemente aggettante e finestre decorate da semicolonne e capitelli corinzi.