Il Parco di Sansalvà è parte del tesoro di una ventina di gemme, lasciato sul territorio piemontese da Xavier Kurten, paesaggista prussiano che, al servizio dei Savoia rimase ad occuparsi dei loro parchi dal 1820 fino alla morte nel 1840. Kurten lavora a Sansalvà per Vittorio Amedeo Balbo Bertone di Sambuy, ministro del regno e plenipotenziario a Vienna nel 1830, anno in cui per la famiglia Cavour disegna il parco di Santena.
Come appare immediato egli sfrutta la posizione del castello di Sansalvà, dominante sul margine della terrazza fluviale del Banna; accoglie nel suo disegno la catena delle alpi e il Monviso e lega in unico sguardo le tre aree della tenuta: castello e pertinenze, parco, zona agricola.
La sua idea di parco “all’inglese”, nuova in Italia, contempla ampi spazi a prato, con alberi a fungere da sipario e quinta, ma mai schermo o chiusura, su scene agricole o gruppi monumentali.
La maestà del Monviso è ricomposta dal gruppo delle Nove Piante (esemplari alti oltre 42 metri di cipressi calvi, monumento nazionale) e dalla fu Grande Quercia (ora scultura e installazione artistica), esemplare pluricentenario reso protagonista del genio del Kurten, che trasforma così, con pochi interventi, il paesaggio naturale in un teatro a misura d’uomo e apparecchia alla vista scenari diversissimi per colori, spirito, solennità. L’esperienza del parco è ancora oggi quella di un essere vivente in continuo dialogo con chi lo vive, lo cammina, lo guarda.
Le Cascine Pallavicini
Le cascine fanno parte della tenuta di Sansalvà ed iniziarono ad essere costruite nella prima metà del 1800, dopo il matrimonio di Luigia Carlotta Pallavicini delle Frabose con il conte Vittorio Amedeo Balbo Bertone di Sambuy, ministro in Baviera e plenipotenziario di S.M. Sarda presso l’imperiale e reale Corte di Vienna.
Negli stessi anni tutta la tenuta viene rinnovata; il parco è già stato ridisegnato nel 1830 dal celebre architetto prussiano di giardini Xavier Kurten, curatore di Racconigi per la Real Casa.
Fu l’intraprendente Luigia, rimasta vedova nel 1846, a far completare i lavori.
Le cascine sono state sempre adibite ad abitazioni per le famiglie dei contadini che lavoravano i campi in Sansalvà.
L’attuale restauro è stato indirizzato a mantenere il più possibile, pur con le necessarie modifiche per migliorarne l’abitabilità ed in particolare la resa energetica, l’aspetto originario delle strutture e di sottolineare l’antica cura e capacità nella costruzione architettonica, al contempo funzionale ed elegante.