La Toscana più nascosta, più spirituale. La Toscana delle foreste, dei luoghi di culto, dei castelli eretti a difesa di un territorio altamente strategico perché collegava l’asse adriatico, da dove provenivano storicamente i maggiori pericoli, con la via che porta a Roma. L’itinerario di questo viaggio si snoda attraverso la provincia di Arezzo e prevede anche una sosta nel capoluogo, che può rappresentare una sorta di intermezzo rispetto a un percorso fattibile in un tempo minimo di due giorni; tuttavia, seguendo i nostri consigli, la tempistica si può allungare e del resto la natura stessa del viaggio induce a prendersi le giuste pause, perché se c’è un itinerario di natura “slow”, all’interno dei confini toscani, si tratta proprio di questo. E lo è fin dal punto di partenza, che fissiamo nei pressi della foresta del Casentino.
Il Castello di Porciano, nel comune di Stia, si raggiunge salendo da Bibbiena e oltre ad essere visitabile, è anche affittabile come intera dimora, composta da cinque camere da letto e da tre bagni, o in alternativa soltanto la piccola torre di guardia posta sulla traccia dell’antica cinta muraria, ideale per giovani coppie. Utilizzare questo castello – che come molti altri tra Toscana e Romagna fu proprietà dei Conti Guidi – come base per una vacanza prolungata è un’ottima idea perché da Stia si può raggiungere il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove si è sviluppata un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e ben identificata da un albo che comprende tutte le aziende agricole consigliate. Tra i luoghi di maggior interesse compaiono sicuramente Camaldoli, comunità di monaci benedettini fondata più di mille anni fa, le cui porte sono aperte per le visite e dove val la pena di ammirare il monastero, il sacro eremo e l’antica farmacia. E poi ci sono due monti piuttosto vicini tra loro, il Falterona e il Fumaiolo, che danno origine a due fiumi di fondamentale importanza per la nostra storia, rispettivamente l’Arno e il Tevere. Senza dimenticare il Borgo di Stia, noto per la lavorazione della lana, dove il complesso dell’antico lanificio è stato recuperato e adibito a museo. Infine, un suggerimento gastronomico per degustare la miglior espressione della cucina del Casentino: si tratta de Il Tirabusciò, che vanta la Chiocciola di Slow Food, dove sono da provare il sugo di piccione nel coccio, i salumi del maiale “Grigio del Casentino” allevato allo stato brado e i tortelli di patate locali con il ragù sempre della razza del territorio.
La tappa successiva è Borgo Sansepolcro, paese natale di Piero della Francesca. Naturalmente va messa in programma una visita al locale Museo Civico per ammirare i dipinti del grande artista aretino, tra cui spicca il celebre Polittico della Misericordia. Ma lungo la strada per Sansepolcro si incontra un altro borgo natio di artista, nella fattispecie di colui che affrescò l’intera Cappella Sistina: si tratta naturalmente di Michelangelo Buonarroti, la cui casa natale si trova presso il castello di Caprese. Tuttavia, la principale ragione del nostro viaggio nell’ultima località toscana prima del confine umbro è Palazzo Bourbon del Monte, edificio rinascimentale situato nel centro del borgo e sede di Aboca Museum, progetto didattico di un’azienda specializzata nella coltivazione e nella trasformazione delle piante medicinali. Due sono i percorsi museali: il primo, “Erbe e salute nei secoli”, recupera e tramanda il millenario rapporto tra l’uomo e le piante medicinali attraverso l’esposizione di fonti del passato e la fedele ricostruzione dei luoghi dove anticamente si lavoravano le erbe. Il secondo, “Aboca Experience”, è un percorso multimediale che si snoda attraverso installazioni interattive, permettendo al visitatore di vivere l’esperienza della visita aziendale a 360 gradi. Naturalmente i prodotti sono tutti acquistabili nell’erboristeria presente all’interno del palazzo, al cui ultimo piano si trova anche una biblioteca, denominata Bibliotheca Antiqua, chiusa al pubblico ma visitabile tramite appuntamento da studiosi, ricercatori e appassionati. Tra i ristoranti, consigliamo “Da Alighiero” nella vicina Anghiari, luogo della celebre battaglia (ricordata nel museo civico della località aretina), segnalato in Guida Michelin per l’ottimo rapporto qualità/prezzo.
Riprendendo il viaggio verso la terza dimora storica, il Castello di Montozzi, c’è finalmente l’occasione per fare sosta ad Arezzo, che è esattamente lungo la strada che porta da Sansepolcro a Pergine Valdarno, dove si erige il maniero le cui origini risalgono all’anno Mille. Arezzo è la città dell’oro e gli appassionati dell’arte orafa potranno ammirare, nel centralissimo Corso Italia, le creazioni di Giovanni Raspini, uno dei maggiori rappresentanti di quest’arte. E in attesa che riapra lo storico Caffè dei Costanti – dovrebbe davvero essere questione di poco tempo – acquistato dal patron di Prada, Patrizio Bertelli, non mancano comunque i luoghi per degustare le tipicità aretine come ad esempio La Bottega di Gnicche, ospitata in un palazzo medievale proprio davanti le logge del Vasari, che offre i migliori prodotti della gastronomia locale. Per il pernottamento consigliamo invece un agriturismo, La Migliarina a Bucine, di cui dobbiamo raccontarvi qualcosa perché oltre a dominare la Valdarno aretina, con il passar dei secoli il maniero di Montozzi divenne il punto di riferimento di un’ampia comunità contadina e mantenne un carattere autarchico fino agli anni ’50 del 1900, quando vi si tessevano anche la seta e la canapa. La visita al borgo di Montozzi comprende il passaggio alla villa, edificata nella seconda metà del Seicento, al parco storico e alla chiesa. L’azienda agricola offre diverse soluzioni per il pernottamento ed è il luogo ideale per degustare e acquistare le farine da grani antichi, l’olio extravergine di oliva e i vini prodotti con le uve coltivate in zona.
Da Pergine alla conclusione del nostro itinerario mancano due sole tappe, entrambe piuttosto vicine. La prima è il Castelletto di Montebenichi, si trova nell’omonima località del comune di Bucine e si tratta di un’antica fortezza risalente al XII secolo oggi trasformata come dimora di charme con la presenza di quattro appartamenti affittabili per almeno tre giorni e con il plus della presenza di un parco dotato di piscina. Gli arredi provengono dalle collezioni d’arte dei proprietari e contribuiscono ad accrescere la magica atmosfera del luogo. Da Montebenichi è raggiungibile in circa mezz’ora d’auto il Castello di Gargonza, quinta e ultima dimora storica della provincia di Arezzo, e si tratta di un delizioso borgo adibito a hospitality con ben 47 camere disponibili per una capienza di oltre cento posti letto. Il castello che ospitò l’Alighieri nel lontano 1304, recuperato grazie all’opera e alla volontà del Conte Roberto Guicciardini Corsi Salviati, oggi offre infinite possibilità e formule di soggiorno, con diverse piscine presenti dentro e fuori le mura, l’organizzazione di eventi e meeting aziendali, un ristorante (“La Torre di Gargonza”) di cucina tipica toscana e anche una sala congressi per 140 posti a platea oltre a 4 sale di dimensioni variabili. È stato anche intrapreso un’opera di restauro completo della torre medioevale interna al borgo dove è presente una camera al terzo piano con accesso alla terrazza per un’esperienza indimenticabile.