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In Calabria, dal Pollino al Tirreno

Il punto di partenza per viaggiare alla scoperta delle dimore storiche calabresi non può che essere, data la particolare morfologia della regione, la porta di accesso per chi scende dal nord lungo l’autostrada A3. Siamo quindi nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, a cavallo tra Basilicata e Calabria, in quella che viene considerata l’area protetta più estesa d’Italia ed è patrimonio Unesco. Superata l’uscita di Castrovillari – ma varrebbe la pena di fare una sosta a Morano Calabro, considerato il borgo più bello del Pollino e uno dei centri storici più suggestivi dell’intera regione, per poi pranzare in un ristorante che ha contribuito a scrivere la storia della gastronomia calabrese ovvero La Locanda di Alia, non lontano dallo svincolo dell’A3 – conviene proseguire fino al bivio per Sibari e, anziché deviare verso lo Jonio, suggeriamo di imboccare la provinciale 235 fino alla località di Firmo e poi, da qui, si sale fino a raggiungere Lungro, centro della comunità arbëreshë (gli “albanesi di Calabria”) dove si trova la nostra prima tappa. Si tratta di Palazzo Bavasso, la cui edificazione risale alla seconda metà dell’Ottocento per volontà dei fratelli Vincenzo e Costantino Bavasso, esponenti della nascente borghesia dell’epoca, che affidarono la progettazione a un esponente della scuola neoclassica napoletana. In questo modo, il centro di Lungro già noto per la Cattedrale di San Nicola Di Mira, considerata la basilica più importante del cattolicesimo bizantino in Italia, divenne ancora più importante grazie alla costruzione di questa dimora tuttora di proprietà della famiglia Bavasso, sede dell’omonima associazione culturale che ha come finalità la divulgazione delle tradizioni della cultura arbëreshë (lingua, attività musicali, letterarie, religiose e artistiche in genere) e anche location ideale per la degustazione dei prodotti provenienti dall’Azienda Agricola Maradei, di proprietà dei Bavasso, come i vini dai vitigni autoctoni (Magliocco, Guarnaccia) e l’olio extravergine di oliva.

Dalle montagne si scende verso il mare, in direzione Tirreno, attraverso una via piuttosto tortuosa: occorre mettere in preventivo circa un’ora e mezza per effettuare una sessantina di chilometri, al termine dei quali si raggiunge la località di Sangineto Lido. Una buona alternativa, per evitare l’eccesso di curve, può essere quella di far ritorno a Firmo e poi proseguire in direzione Casello facendo sosta al Lago d’Ésaro, un bacino artificiale dalla storia travagliata, nelle cui vicinanze si trova – ed è visitabile – una delle tante meraviglie poco note della Calabria, il Parco archeologico Villa di Larderia, con i magnifici resti di una antica domus romana finemente decorata con mosaici policromi. Proseguendo verso il mare, a San Sosti c’è un posto dove val la pena di programmare una sosta gastronomica per scoprire i sapori del Pollino: si tratta de La Tana del Ghiro, osteria dal carattere autentico e consolidata “Chiocciola” secondo la guida di Slow Food. Arrivati a Sangineto, la principale attrazione è rappresentata da quella che è la nostra seconda tappa, il Castello del Principe edificato nel XV secolo dai principi Sanseverino di Bisignano in sostituzione dell’antico castello, per controllare la foce del torrente che dà il nome alla località dove sorge. L’imponenza del complesso storico, la particolare collocazione, con affaccio diretto verso il mare, rendono il Castello del Principe di Sangineto un’opera davvero unica. E a proposito di Sangineto, già che ci siamo arrivati dall’entroterra, val la pena di fermarsi per ammirare altri due gioielli “nascosti” della provincia di Cosenza: si tratta della Cascata del Vuglio, con lo spettacolo dell’acqua che scende in una grotta naturale, e del Sentiero dei Sogni, percorso naturalistico che costeggia il corso del torrente.

Dalla Riviera dei Cedri – così viene chiamata la zona dell’Alto Tirreno cosentino – proseguiamo in direzione sud con destinazione Amantea, in un viaggio che richiederà circa un’ora senza fermate, anche se non mancherebbero dei validi motivi per far sosta lungo il percorso. Uno su tutti: le Terme Luigiane di Acquappesa, la più antica e rinomata stazione di cura termale della Calabria, nota per le acque solfuree salsobromojodiche che raggiungono il più alto grado sofidrometrico d’Italia (173 mg/l) e indicate come rimedio per diverse patologie, tra cui i reumatismi e le malattie della pelle. Nella stessa località si trova il celebre Scoglio della Regina, una roccia di circa 20 metri completamente circondata dal mare, la cui fama è legata da diverse leggende, una delle quali racconta di un re e una regina di Francia che proprio qui concepirono un figlio, superando un problema di infertilità. E a seguire una breve sosta a Fiumefreddo, per ammirare lo spettacolare panorama del Castello della Valle dove è anche visitabile una sala affrescata da Salvatore Fiume

La fama di Amantea è legata alla sua posizione dominante sul mar Tirreno, alle sue belle chiese tra cui spiccano la chiesa di San Francesco d’Assisi del XIII secolo e il Duomo di San Biagio, al Palazzo delle Clarisse che fu per due secoli la sede del convento e fino a poco tempo fa ha ospitato uno dei più quotati ristoranti della regione, ora purtroppo chiuso. Infine, ed è la ragione del nostro viaggio, per una dimora storica, Palazzo Carratelli, di origine quattrocentesca poi ristrutturata e ampliata a seguito del terremoto del 1638 e che nella sua lunga storia è stata scelta da ospiti illustri come il Cardinale di Benevento Vincenzo Maria Orsini, futuro Papa con il nome di Benedetto XIII. Oggi Palazzo Carratelli, porta avanti la tradizione dell’ospitalità con il suo b&b di charme che permette di soggiornare all’interno di una residenza storica, con due camere matrimoniali con anticamere e bagno. Da visitare, sempre ad Amantea, il convento di San Bernardino e la pala marmorea della Natività di Pietro Bernini nell’oratorio dei Nobili. A pochi metri da Palazzo Carratelli si trova la  gelateria Sicoli, famosa per le preparazione a base di pistacchio. 

Dopo una notte da favola trascorsa a palazzo, è tempo di rimettersi in moto per raggiungere le ultime due dimore del nostro viaggio.
La prima si trova a meno di un’ora di distanza da Amantea. Lungo la strada, fate una breve sosta alla scogliera di Coreca, ammirando la caratteristica pietra verde che rende davvero unico questo tratto di costa. E per chi ama fortificazioni sono visitabili, a pochi chilometri l’uno dall’altro, i castelli di Aiello Calabro, dove vale la pena una sosta gastronomica all’Osteria Malaspina sulla pizza principale chiusa dai palazzi cinquecenteschi, e quelli di Cleto e Savuto.
Dopo aver superato Lamezia Terme, città cruciale a livello logistico per la presenza del più importante aeroporto della regione, raggiungerete il centro di Acconia dove si trova Villa Cefaly Pandolphi, visitabile su prenotazione e costruita alla fine del Settecento tra le piantagioni di pompelmo dalla famiglia Cefaly che ha espresso un importante statista come Antonio Cefaly, per trent’anni vice presidente del Senato e tra i più stretti consiglieri di Giovanni Giolitti. Conclusa la visita, val la pena di visitare alcune attrazioni presenti nei dintorni di Lamezia e di Acconia, scegliendoli in base alle passioni personali. Chi ama gli alberi monumentali non potrà mancare l’appuntamento con il platano più famoso d’Italia, quello di Vrisi, una pianta millenaria al cui interno – il fusto è cavo – possono trovar posto fino a venti persone. Gli appassionati di pipe dovranno impiegare più tempo, circa un’ora, per salire fino a Brognaturo e acquistare le creazioni di Domenico Grenci, realizzate partendo dal legno di radica calabrese. Infine, per chi impazzisce per i dolci, il suggerimento è quasi ovvio: la Calabria è famosa in tutto il mondo per il Tartufo di Pizzo Calabro, che da Villa Cefaly Pandolphi dista appena venti minuti. Tornate quindi in auto, raggiungete questo borgo fortificato che fu fatale a Gioacchino Murat e sedetevi in Piazza della Repubblica, dove tutti i bar servono il gustoso dessert a base di gelato alla nocciola, il primo gelato ad aver ottenuto il riconoscimento Igp. Tra i migliori, ci sono quelli del Bar Gelateria Ercole o dell’Antica Gelateria Belvedere. A questo punto, dopo aver provato tante diverse esperienze, siamo al termine del nostro viaggio che si conclude con la visita alla quinta e ultima dimora, che raggiungiamo dopo un tratto relativamente breve in autostrada uscendo a Gioia Tauro e addentrandoci  verso Cannavà di Rizziconi, un borgo del XVIII secolo oggi proprietà dei Principi Acton di Leporano, i quali hanno straformato le antiche abitazioni dei lavoratori, in spazi per l’ospitalità. Qui alla Tenuta Acton di Leporano, si continua a praticare l’olivicoltura, con la produzione di cinque diverse tipologie di olio extra vergine di oliva, e nel soggiorno oltre alla degustazione ci si può dedicare alla creazione dei prodotti artigianali della tradizione, attraverso l’arte dell’intreccio realizzando ceste con le cortecce degli alberi dell’Aspromonte.