Oggi il Castello di Clanezzo, situato a 12 km da Bergamo, conserva molti segni del suo passato sia nella struttura che nei dintorni. E' una location incantevole e suggestiva, ideale per l'organizzazione di ricevimenti, matrimoni ed eventi con l'utilizzo di spazi interni ed esterni. Il Castello di Clanezzo dispone di 3 ampie sale ricevimento Sala Legno, Sala Capriate e Sala Inglese, ciascuna caratterizzata da un suo particolare stile. Il portico e il parco dove gustare il verde e assaporare il profumo dei fiori. La struttura può ospitare sino 200 invitati in un luogo raffinato ed elegante, rendendo unico il vostro evento.
Il Castello di Clanezzo viene edificato verso la prima metà del X secolo da Attone Leuco, conte di Almenno, che lo utilizzava come seconda residenza, soprattutto quando le vicende gli diventavano avverse. Infatti, per la sua stessa posizione, il Castello era facilmente difendibile: sorge su un poggio alla cui base confluiscono i fiumi Brembo e Imagna. Morto Attone, il possesso del Castello passò poi alla famiglia Carminati e, nel 1250, alla famiglia Dalmasani.
Il Castello divenne luogo di assalti ed episodi sanguinosi a causa delle lotte fra i Ghibellini, che occupavano Clanezzo e la Valle Brembana , e i Guelfi che invece detenevano il controllo della Valle Imagna. Il Castello passò a proprietari diversi. Venne ricostruito, rifatto in parte, abbellito secondo il gusto dell'epoca e divenne luogo di quiete e di bellezza.
Uscendo dal Castello e scendendo verso il fiume troviamo il Ponte di Attone, realizzato interamente in pietra grezza, che unisce Clanezzo ad Almenno S.S.. Costruito originariamente nel 1925, è stato ampiamente riassestato nel 2004. Il ponte attraversa il fiume Imagna. Sulla destra, quando gli alberi non sono completamente rivestiti di foglie, si può scorgere nel fondovalle sottostante il vecchio Maglio. Sui sostegni del ponte si possono ancora vedere i resti dei cardini metallici che una volta tenevano le porte. Negli anni a seguire si pensò di realizzare un altro ponte. L’edificazione avvenne nel 1878 per volere di Vincenzo Beltrami, allora proprietario del Castello, il quale prese come ispirazione i ponti tibetani: ciò che ne risultò avrebbe preso poi il nome del “ponte che balla” o ponte sospeso. Si tratta di uno dei primi esempi ottocenteschi di struttura realizzata con la tecnica delle funi portanti sulla riva: ancora oggi è possibile attraversare il ponte sospeso, lungo 75 metri.