Badia San Sebastiano

La Badia di San Sebastiano e delle Sorelle Povere di Santa Chiara sita in Alatri era in origine un piccolo protocenobio costruito sulle fondamenta di una villa romana alle pendici dei Monti Ernici

Comune:Alatri
Regione: Lazio
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Badia San Sebastiano ad Alatri, Italia da esplorare e scoprire

La dimora fa parte del complesso unitario di edifici e corti sito in Alatri, località Badia ed è formata dai seguenti spazi ed ambienti:

Piano Terra:
1) Giardino contiguo al parcheggio scoperto e recintato, avente la superficie, tale giardino, di circa mq. 1000 con due fontane di acqua sorgiva proveniente dalla vicina fonte di “Servidè”, coltivato a fiori profumati con siepi naturali, balaustra in ferro antico battuto, sedili in pietra e in ferro.

2) Un androne polifunzionale, capienza 60 posti a sedere, arredato di panche, organo dipinto del ‘700, due quadri di grandi dimensioni a soggetto sacro, una scultura lignea riproducente Madonna con Bambino, un pulpito laccato del ‘700, un tavolo fratino antico con funzione d’altare, un lampadario in ferro battuto azionabile con la corda ed ancorato al colmo dell’arco trionfale. La vetrata in vetro policromo, opposta al portoncino di ingresso, prende luce dal chiostro. Il fonte battesimale segna l’inizio della rampa di scale che conduce al Piano Primo

Piano primo
1) Loggiato coperto a tre archi a tutto sesto esposto a levante che affaccia sul chiostro con funzione di spazio “in plain air” per riunioni conviviali arredato di un lungo tavolo fratino, panche, sculture contemporanee e grandi vasi da fiori profumati.
2) Quattro vani complanari al loggiato, con accesso da quest’ultimo, descritti come segue:

a) primo vano: con finestra esposta a nord che affaccia su l’Acropoli di Alatri, il Castello di Fumone e Campo Catino, grande camino, pareti in pietra arredate con grandi tele d’epoca 1600/1700, prevalentemente di arte sacra, un tavolo fratino con sovrastante scultura marmorea di un bozzetto del Cristo deposto (pubblicato), due divani, due consolle del ‘700 con piano in pomice dipinto raffigurante scene di caccia al cervo, un mobile da sacrestia adibito a teca di incunaboli, due colonne tortili in legno di quercia scolpite con putti e motivi floreali (arnolfiane).

b) Secondo vano: con finestra esposta a ponente ed affaccio sul giardino, sull’Acropoli di Alatri ed il Castello di Fumone, adibita a studio, con tavolo da scrivania di inizio secolo XX (pubblicato sul Touring Club Italiano), quattro librerie con circa 1000 testi in varie lingue, due divani letto, ciascuno di una piazza, un mobile da sacrestia, una installazione contemporanea di grandi dimensioni (ml. 6 x 3) in legno di pino, raffigurante il profilo di una trireme greca, una scala in legno per l’accesso all’installazione, una collezione di ceramiche antropomorfiche di Seminara (RC); piccolo ambiente, tipo alcova, separato dallo studio, comprendente esclusivamente un vano letto matrimoniale in ferro battuto, sottostante al piano dell’installazione, con ai fianchi da un lato un piccolo bagno doccia e dall’altro, un guardaroba.

c) Terzo vano: con tre finestre monofore esposte a ponente, come il secondo vano,arredato con un letto matrimoniale a baldacchino affiancato da un vano WC e doccia; due divani letto singoli in ferro battuto, un divano da salotto, un tavolo da soggiorno, una libreria a giorno, una scala in legno che conduce al piano sottotetto, una colonna centrale di marmo romano altezza ml. 1,70 con base a mosaico romano e sovrastante scultura marmorea neoclassica di testa di giovane donna.

d) Quarto vano: adibito a cucina, con piano cottura, acquaio, caminetto, tavolo rotondo, panca, due stipi per servizi da tavola, piccolo armadio per biancheria da tavola. Alle pareti, arredi in rame per i servizi da cucina. Portoncino di uscita per accesso alla loggia di cui al punto 1) e per l’uscita principale verso la scala grande che dal piano primo, conduce al piano terra e al giardino.

La Storia della Badia San Sebastiano

La Badia di San Sebastiano e delle Sorelle Povere di Santa Chiara sita in territorio del Comune di Alatri (FR), era in origine un piccolo protocenobio costruito sulle fondamenta di una villa romana alle pendici dei Monti Ernici. La costruzione fu eseguita nella seconda metà del VI secolo per volontà di un illustre patrizio romano di nome Liberio appartenente alla corte imperiale (i cui resti mortali sono tuttora sepolti in uno splendido sarcofago nell’insigne tempio malatestiano di Rimini) che deve la sua fama, oltre che alla propria cultura, alla fedeltà con cui, dopo la caduta dell’Imperio Romano di Occidente di Romolo Augustolo, egli continuò ad amministrare con saggezza e coerenza il patrimonio imperiale, dalla data dell’epilogo ravennate fino all’invasione dell’Italia da parte degli Ostrogoti di Odoacre e Teodorico. Tra le importanti cariche imperiali, Liberio viene nominato Prefetto dell’Italia e subito dopo Prefetto delle Gallie. In Provenza, ad Arles, conosce Cesario, illuminato Vescovo umanista, il quale lo sensibilizza sulla necessità di incrementare le vocazioni monastiche in un periodo storico turbolento. Liberio convince il Diacono Servando appartenente alla corte papale romana, uomo inondato di dottrina dalla grazia celeste (Gregorio Magno – Annales), a costruire un monastero alle pendici degli Ernici nella parte montuosa a ridosso del territorio dell’antica città volsca di Alatri.

Punto di convergenza della “Via dei luoghi sacri”, costellata da eremi, in grandi grotte naturali, sparse nella valle degli eremiti, abitati da anime elette e stoiche, ispirate da Dio ed inclini alla vita ascetica, nascosta agli occhi del mondo. A costruzione ultimata nel suo nucleo originario, Liberio tornato in Italia, fa dono al diacono Servando della “Regola Magistri” da lui concepita sulla base della “Regula ad Virgines” del Vescovo Cesario, influenzata a sua volta dai princìpi di vita ascetica orientale fissati da Pacomio e Basilio, diffusi da Cassiano. Siamo alla fine dell’anno 500 che segna l’inizio dell’Evo medio Nell’occasione del viaggio intrapreso da Benedetto da Norcia nel 528, dal Sacro Speco di Subiaco a Montecassino, ove nel 529 fonderà l’antico Cenobio, questi si ferma per una sosta di riposo presso l’Abbazia di Alatri e per gratitudine riceve dall’Abate Servando il testo della “Regola Magistri” che è il compendio dei pensieri di Pacomio maturati nella luce rovente dell’Oriente e riveduti da Cesario fra le ventose colline provenzali. Tale compendio nel suo nucleo centrale, viene successivamente rivisitato, ampliato ed arricchito da Benedetto e trasfuso nella magistrale Regola benedettina, che farà del monachesimo occidentale la grande riserva spirituale della Chiesa.

La Badia di Servando viene amministrata dai benedettini fino al 1233 data di arrivo della Clarisse, provenienti da Assisi e da questa data essa prende il nome di Badia di San Sebastiano e della Sorelle Povere di Santa Chiara. Quest’ultimo ordine porta nelle mura claustrali una ventata di modernità: viene costruita la chiesa nuova al piano terra decorata con un ciclo di affreschi attribuito alla cerchia di Pietro Cavallini tuttora leggibili, viene ampliato il chiostro, vengono costruiti altri ambienti e resi confortevoli quelli preesistenti, il refettorio, la sala del capitolo e la sala già dell’Abate. Nel 1441 alla Clarisse succedono gli Abati Commendatari, non veri e propri abati ma figure di fede confessionale provenienti anche dal clero secolare quali affidatari del patrimonio di proprietà abbaziale, che si prendono cura dell’amministrazione e produzione dei fondi rustici impiegando operai e contadini (accomandati) mediante contratti di livello a tempo indeterminato (veri e propri contratti di miglioria e cioè dell’odierna enfiteusi). Gli abati commendatari si concentrano perlopiù sul rilancio delle potenzialità culturali dalla Badia. Il passaggio del Cardinale Andrea Della Valle, quale abate commendatario, lascia una forte impronta in tal senso. Nel 1450 Papa Niccolò V concede all’umanista Giovanni Tortelli, responsabile della biblioteca vaticana, la facoltà di istituire alla Badia un cenacolo culturale che ha come esito la compilazione de “L’Ortographia”, importante opera grammaticale e lessicale che permette le prime traduzioni dal latino al greco, nell’0ccidente. Dopo questo fulgido periodo, la Badia subisce un decadimento totale, pur rimanendo i propri fondi, produttivi di rendite le quali vengono devolute alla Chiesa di S. Agnese in Agone a Piazza Navona in Roma, pertinenza del casato dei principi Doria Panphili (1654). Nel 1853 il principe Andrea Doria Panphili concede il patrimonio della Badia in enfiteusi alla illustre famiglia Vienna di Veroli. Nel 1908 la famiglia Vienna affranca i fondi della Badia da ogni livello e canone enfiteutico e ne diviene assoluta proprietaria secondo il vigente diritto civile. Dal 1922 al 1968 una parte del fabbricato e delle corti della Badia subiscono un primo trasferimento di proprietà tra privati. Dal 2000 ad oggi, la rimanente parte dei suddetti fondi viene trasferita tra privati. Allo stato attuale la Badia è divisa in due parti diseguali appartenenti: la prima , di maggior consistenza e pregio, alla “Sir John Leslie Foundation”, con sede in Irlanda, e la seconda, ove trovasi la dimora storica in oggetto, alla Fondazione “L’Abbadia”, con sede in Alatri e con personalità giuridica riconosciuta il 10 gennaio 2002 n. 2 PA 502. Tale ultima Fondazione, di cui è Presidente il Notaio Carlo Fragomeni, ha per oggetto statutario la conservazione ed il recupero dinamico dell’immobile attraverso il restauro di determinati ambienti, l’arredo d’epoca, l’apertura al pubblico per visite, eventi culturali, con o senza soggiorni brevi, il tutto ai fini di una rigenerazione dello spirito e del fisico lungo il cammino della “Via Benedicti” che lambisce l’intera Badia e la vitalizza.

Il fabbricato è sottoposto a tutela ai sensi del D. Lgs. 490/1899, titolo I°, con decreto del 29.09.1933 e successiva trascrizione dell’atto amministrativo presso l’Agenzia del Territorio Servizio di Pubblicità Immobiliare Ufficio Provinciale dio Frosinone in data 03 marzo 2006, Registro Generale 4155 – Registro Particolare 2788.

Visite guidate nella Badia San Sebastiano ad Alatri

Visita guidata della Badia in lingua italiana e inglese.

Visita al vicino centro di Fumone, al suo castello ove fu prigioniero Papa Celestino V ed al giardino pensile antico (km 15).

Visite alle Abbazie cistercensi:

Visite guidate alle Abbazie Cistercensi di Casamari (km 15), di Fossanova (km 30), alla Certosa di Trisulti (Biblioteca Nazionale km 15), all’Abbazia di Montecassino ( Biblioteca Nazionale km 45); visita al giardino di Ninfa ed alla città di Sermoneta (km 40) con possibilità di partecipare alle serate di musica classica nel cortile del Castello Caetani; visita – passeggiata alla città di Fiuggi (km 22) ed alle Terme di Pompeo a Ferentino (km 7) per eventuali trattamenti termali e SPA (km 10)

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Servizi

Parco giardino
Posti letto:8
Saloni per eventi:2
Posti per eventi:60