Palazzo Reale di Caserta

La Reggia di Caserta, la più grande residenza reale del mondo è una dimora storica appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli, Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
E' circondata da un ampio parco diviso in due settori: il giardino all'italiana, con la famosissima e suggestiva Grande Cascata, ed il giardino all'inglese con fitti boschi.
Il Palazzo reale fu voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, affascinato dalla bellezza del paesaggio circostante e con la volontà di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, stabilì volle che venisse costruita una reggia talmente grande e magnificamente suggestiva da poter reggere il confronto con quella di Versailles.
Inizialmente doveva essere eretta a Napoli, ma Carlo di Borbone, conoscendo la vulnerabilità della capitale ad eventuali attacchi, soprattutto via mare, pensò di costruirla nell'entroterra e precisamente nell'area casertana, luogo più sicuro e non troppo distante da Napoli.
Dopo il rifiuto di Nicola Salvi, a causa di seri problemi di salute, il sovrano si rivolse all'architetto Vanvitelli, all'epoca impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone riuscì ad ottenere dal Papa il permesso di poter incaricare l'artista.
Il re volle  che il progetto comprendesse il palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento di un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse il complesso di San Leucio.
La  reggia doveva diventare il  simbolo del nuovo stato borbonico e nel contempo manifestare potenza e grandiosità, ma doveva anche essere efficiente e razionale.
Vanvitelli arrivò giunse a Caserta nel 1751 ed iniziò subito ad elaborare la progettazione del palazzo; il suo obbligo era di farne uno dei più belli d'Europa. Nello stesso anno l'architetto sottopose al re di Napoli il progetto definitivo per l'approvazione. Il 20 gennaio 1752,  durante una solenne cerimonia e alla presenza della famiglia reale fu posta la prima pietra.
Tale significativo episodio viene ricordato dall'affresco di Gennaro Maldarelli, situato nella volta della Sala del Trono.
L'opera faraonica che doveva realizzare spinse Vanvitelli a circondarsi di validissimi collaboratori: Marcello Fronton, Francesco Collecini e Martin Biancour, che venne nominato capo-giardiniere.
L'anno dopo, quando i lavori di costruzione erano già a buon punto, venne iniziata la costruzione del parco i cui lavori,  durarono diversi anni e alcuni dettagli rimasero incompiuti. Nel 1759,  Carlo di Borbone salì al trono di Spagna e lasciò Napoli per Madrid.
I sovrani che gli succedettero, Gioacchino Murat, che diede un importante contributo all'abbellimento della reggia, Ferdinando IV , Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, col quale terminò in Italia la dinastia dei Borbone.
Nel 1773 morì Vanvitelli e gli successe il figlio Carlo, il quale, seppur valido architetto, non possedeva l'estro e la caparbietà del padre ed incontrò notevoli difficoltà a continuare l'opera secondo il progetto paterno.
La reggia, ultima grande realizzazione del Barocco italiano, fu terminata nel 1845 e ricopre un'area di circa 47.000 m². Oltre alla costruzione perimetrale rettangolare, il palazzo ha, all'interno del rettangolo, due corpi di fabbricato che s'intersecano a croce e formano quattro ampi cortili interni.
Varcando la soglia dell'entrata principale si apre un vasto vestibolo ottagonale adornato da venti colonne doriche. A destra e a sinistra si inseriscono invece i passaggi che portano ai cortili interni.
In fondo, un terzo vestibolo dà adito al parco. Su un lato del vestibolo si apre il magnifico scalone reale a doppia rampa, autentico capolavoro di architettura tardo-barocca dotato di 117 gradini e immortalato in numerose pellicole cinematografiche.
Ai margini del primo pianerottolo della scalinata sono posti  due leoni in marmo di Pietro Solari e Paolo Persico, mentre il soffitto fu affrescato da Girolamo Starace-Franchis con Le quattro Stagioni e La reggia di Apollo. Sulla parete centrale è addossata una statua di Carlo di Borbone, opera realizzata da Tommaso Solari, affiancata da La verità e Il merito, realizzate da Andrea Violani e Gaetano Salomone.
La doppia rampa si conclude in un vestibolo situato al centro dell'intera costruzione e di fronte vi è l'accesso alla grande Cappella Palatina, ispirata a quella della Reggia di Versailles. Sul retro della cappella è posto il piccolo Teatro di Corte, caratterizzato da una pianta a ferro di cavallo; venne inaugurato nel 1769 alla presenza di Ferdinando I delle Due Sicilie.
Alla sinistra del vestibolo si accede invece agli appartamenti. La prima sala è quella degli Alabardieri, con dipinti di Domenico Mondo, alla quale segue quella delle guardie del corpo, arredata in stile Impero ed impreziosita da dodici bassorilievi di Salomone, Paolo Persico e Tommaso Bucciano.
La successiva sala, detta del "baciamano" ed intitolata ad Alessandro il Grande fu affrescata da Mariano Rossi, che  rappresentò il matrimonio tra Alessandro e Rossane. Si trova al centro della facciata principale e funge da disimpegno tra l'Appartamento Vecchio e l'Appartamento Nuovo.
L'Appartamento Vecchio  fu il primo ad essere abitato da Ferdinando IV e dalla consorte ed è composto da stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di San Leucio. Le prime quattro stanze sono dedicate alle quattro stagioni ed affrescate da Antonio Dominici e Fedele Fischetti.
Lo studio di Ferdinando ha svariati dipinti a tempera di Filippo Hackert che rappresentano vedute di Capri, Ischia, Persano, la Vacchieria di San Leucio, Cava dei Tirreni e il giardino inglese della reggia.
Dallo studio si accede alla camera da letto di Ferdinando II, i cui mobili  furono distrutti e rifatti in stile Impero dopo la morte del sovrano.
Oltre la camera vi è la sala dei ricevimenti, che, tramite una serie di anticamere, è collegata alla Biblioteca Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un fulgido esempio di presepe napoletano.
L'Appartamento Nuovo, fu costruito tra il 1806 ed il 1845. Vi si accede tramite la Sala di Marte, di stile neoclassico, progettata da Antonio de Simone  ed affrescata da Antonio Galliano.
Proseguendo oltre l'adiacente Sala di Astrea, ricca di rilievi e stucchi dorati di Valerio Villareale e Domenico Masucci, si giunge quindi all'imponente Sala del Trono, l'ambiente più ricco e suggestivo degli appartamenti reali, il luogo dove il re riceveva ambasciatori e delegazioni ufficiali ed in cui si amministrava la giustizia del sovrano e si tenevano  fastosi balli di corte.
Una sala  ricchissima di dorature e pitture, terminata nel 1845 su progetto dell'architetto Gaetano Genovese.
Le pareti sono abbellite da una serie di medaglioni dorati con l'effigie di tutti i sovrani di Napoli, e da un'altra serie con gli stemmi di tutte le province del regno. La volta è dominata dall'affresco di Gennaro Maldarelli che ricorda la cerimonia della posa della prima pietra.
Le successive stanze, che rappresentano il cuore dell'Appartamento Nuovo, furono terminate dopo il 1816. Tra queste si ricorda la camera di Gioacchino Murat, in stile Impero, con mobili in mogano e sedie con le iniziali dello stesso Murat.
Viale Douhet, 2/a, 81100 Caserta CE
0823 277468