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In viaggio da Napoli al Cilento

Dopo aver ammirato le dimore storiche del Golfo di Napoli, è tempo di spostarsi verso l’Irpinia, da dove poi raggiungeremo il vasto territorio del Cilento, per scoprire la zona il cui nome è legato alla teorizzazione della Dieta Mediterranea patrimonio Unesco, a un entroterra di borghi storici e di grande tradizione gastronomica fondata sui prodotti tipici eccellenti, a una costa spettacolare dove è bello ritirarsi per ammirare alcuni dei più bei tramonti di cui porterete il ricordo nella vostra vita. Punto di partenza: Napoli centro, da dove prendiamo la via di Nola, antica città che diede i natali a Giordano Bruno e dove morì, quindici secoli prima, l’imperatore Ottaviano Augusto. Da visitare, a Nola, troviamo diversi siti archeologici, l’Anfiteatro Laterizio e la Reggia Orsini, un palazzo-fortezza edificato intorno al 1460 e dal 1994 sede del tribunale. Da Nola prendiamo la via del Vallo di Lauro per scoprire Villa Pandola Sanfelice, trasformata nel Settecento da semplice caseggiato a villa padronale, diventando nel secolo successivo un punto di ritrovo segreto per gli esponenti liberali in lotta contro i Borboni. Da qui entriamo in Irpinia, attraversando i centri di Monteforte Irpino e di Mercogliano, dove è d’obbligo affrontare la salita che porta al Santuario Abbazia di Montevergine, monumento nazionale e una delle sei abbazie territoriali italiane. Subito dopo la visita, scendiamo nella città di Avellino dove possiamo fermarci per la sera dedicandoci alla visita del centro storico e magari di qualche cantina storica della zona irpina, tra cui spiccano i due grandi marchi Mastroberardino, nella vicina Atripalda, e la bellissima sede di Feudi di San Gregorio a Sorbo Serpico. Per pernottare, Mastroberardino ha a disposizione un resort, Radici, nella zona di produzione del Taurasi, mentre per pranzare o cenare da Feudi c’è l’eccellente Ristorante San Gregorio, con una serie di dimore a disposizione per l’ospitalità nei pressi della cantina. Poco fuori Avellino ecco un’altra dimora storica da visitare. Si tratta di Tenute Casoli, in località Candida, e anche in questo caso siamo in un’azienda agricola specializzata nella produzione dei vini irpini come il Greco di Tufo, il Taurasi e il Fiano di Avellino. Inoltre, nelle tenute si coltivano nocciole e varietà autoctone di mela in regime di agricoltura biologica. La casa padronale che originariamente apparteneva alla nobile famiglia Iorio ospita la cantina aperta agli enoturisti con degustazione di vini in abbinamento a nocciole, salumi e formaggi locali. Ed è inoltre possibile pernottare nelle due case-vacanza realizzate all’interno della proprietà.

Da qui ci spostiamo verso Salerno via autostrada attraversando prima Serino – località da dove si può raggiungere d’estate la zona del monte Terminio, per tornare a temperature mediamente fresche – e poi Solofra, città famosa nel mondo delle pelli per la sua specializzazione nella trasformazione di agnelli e montoni in pellami pregiati e capi d’abbigliamento per l’inverno. Chi avesse bisogno di un capospalla per la stagione fredda può trovare quel che cerca in questa località, in particolare allo store di D’Arienzo Collezioni. Chi volesse programmare una sosta a Salerno, da qui ha la città a portata di mano; nel caso nostro, proseguiamo perché l’obiettivo di questo itinerario è conoscerne la provincia, con un focus ben centrato sui prodotti agroalimentari che caratterizzano il territorio cilentano. E la prima eccellenza è rappresentata, arrivando da nord, dalla produzione tipica della piana del Sele: la mozzarella di bufala campana dop, che è il principale business di una dimora storica che si trova a Pontecagnano, Taverna Penta. Si tratta di un’antica stazione di sosta per le carrozze, da sempre di proprietà della famiglia Morese, e qui i locali un tempo adibiti a deposito di derrate alimentari e stalle sono stati ristrutturati per ospitare la produzione e la vendita delle apprezzatissime mozzarelle, dello yogurt, dei budini e dei gelati prodotti con il latte di bufala. Il bello è che a Taverna Penta, oltre ad acquistare i prodotti, si può partecipare a una visita alla scoperta delle fasi produttive della mozzarella di bufala campana dop, con tanto di degustazione finale o di light lunch, che poi continua con la visita alla yogurteria. La piana del Sele è un susseguirsi di caseifici di piccole e medie dimensioni, ma la storia di questo territorio è strettamente legata alla presenza di un parco archeologico di straordinaria importanza come quello di Paestum, a cui dovremo dedicare almeno mezza giornata alla scoperta dei resti dell’antica città greca in cui spiccano i suoi imponenti templi costruiti tra il VI e il V secolo avanti Cristo e considerati, assieme a quelli di Atene e Agrigento, tra i meglio conservati al mondo. I tre edifici in questione sono il Tempio di Hera, quello di Nettuno e quello di Atena.

Da vedere anche il Museo Archeologico e la curiosa incursione contemporanea, realizzata dall’artista Mimmo Paladino, consistente in una scultura che rappresenta Pegaso, cavallo alato partorito da Medusa, composto di sabbia proveniente dalle spiagge di Paestum. Arriviamo quindi a Giungano, borgo amato da walkers ed escursionisti che lo raggiungono percorrendo lo storico “Sentiero della Sposa”. Qui scopriamo Domus Laeta, location per nozze esclusive. L’intuizione di offrire pacchetti soggiorno per sposi ed invitati, rito secondo la cultura degli ospiti e banchetto, si deve a Camilla Giannuzzi Savelli, che ha recuperato il genius loci legato agli sposalizi e la casa di famiglia con un progetto che ne rispetta la storia rurale “raccontata” da mobili e suppellettili, attrezzi da lavoro come un’antichissima pressa in legno usata per la molitura delle olive. Le memorie di famiglia sono rimaste nei mobili, negli oggetti, nell’importante archivio e nella biblioteca di circa 2000 volumi. La residenza è adibita anche a bed & breakfast e le camere arredate con mobili d’epoca hanno la vista sulla valle o sul centro storico. Da Giungano saliamo in vetta a Trentinara, borgo considerato la “terrazza del Cilento”, per ammirare uno straordinario panorama sul golfo di Salerno. Per gli appassionati di fine dining, in zona si trova uno dei ristoranti più apprezzati dalla Guida Michelin dell’intero sud Italia, il Tre Olivi del Savoy Beach Hotel a Capaccio Paestum (due stelle nell’edizione 2024), ma anche un grande classico come Nonna Sceppa, che fu uno dei ristoranti preferiti da Luigi Veronelli. Raggiungiamo poi Agropoli, città di mare con il suo borgo arroccato e anticamente protetto dal Castello Aragonese, che rappresenta una sorta di via d’accesso al Cilento più nascosto e tortuoso, ma anche più bello.

Prima di scendere verso Santa Maria di Castellabate, che deve la sua attuale fama al fatto di essere stata set cinematografico del film “Benvenuti al sud”, visitiamo altre due dimore storiche. La prima è Borgo Riccio a Torchiara, a brevissima distanza da Agropoli, dimora immersa in un parco di tre ettari, antica proprietà della famiglia Riccio di Torchiara, restaurata e ristrutturata a partire dagli anni Novanta e oggi disponibile come residenza d’epoca con due case e tre colombaie destinate ad accogliere i suoi ospiti. È anche spazio multifunzionale che può ospitare congressi ed eventi di diverso tipo. Da qui è bello passeggiare lungo la Greenway, un percorso verde di 12 chilometri che conduce alla scoperta delle bellezze architettoniche e paesaggistiche del borgo di Torchiara. La seconda è Torre Volpe a Prignano Cilento, che si erge tra le antiche case del vecchio suggestivo Borgo di Melito, oggi luogo destinato all’accoglienza di chi vuole visitare il Cilento vivendo in una dimora storica di epoca medievale e dove, per piccoli gruppi, si organizzano degustazioni di vino e di prodotti tipici locali.
A questo punto il viaggio nel Cilento può continuare ancora a lungo, fino almeno a raggiungere il parco archeologico di Velia e da lì Capo Palinuro che secondo la leggenda sarebbe poi il luogo dove cadde in mare il nocchiero di Enea. Tra i borghi da vedere c’è sicuramente, per importanza gastronomica, quello di Pollica, che ha conquistato il ruolo di principale riferimento mondiale per la dieta mediterranea perché fu qui, in località Pioppi, che visse a lungo il medico americano Ancel Keys, inventore della razione K durante la seconda guerra mondiale e poi, in tempo di pace, teorizzatore dei benefici di quel regime alimentare seguito dalle popolazioni cilentane e che lui stesso sposò, con evidenti benefici perché morì ormai centenario. La degna conclusione di questo itinerario la fissiamo però a poca distanza da Capo Palinuro, in località Pisciotta, con una cena nella rinomata trattoria Angiolina, per degustare il piatto forte della casa ovvero gli spaghetti con le alici di menaica, nome con cui viene chiamata la rete a maglie larghe che permette la sopravvivenza delle alici più piccole.